Studio Medico Destefanis

Medicina di Gruppo

 

Pandemia Influenzale

 
Una pandemia (dal greco pan-demos, "tutto il popolo") è una epidemia la cui diffusione interessa più aree geografiche del mondo, con un elevato numero di casi gravi ed una alta mortalità.

 

Probabilmente si sono sviluppate delle Pandemie in tutta la Storia del genere umano. Già Ippocrate, 2400 anni fa, descriveva i sintomi della Malattia Influenzale. I dati storici sono difficili da interpretare, poiché i sintomi possono essere simili a quelli di altre malattie come difterite, febbre tifoide o dengue. 

La prima registrazione certa di una pandemia di influenza risale al 1580, quando il virus si sviluppò in Asia e si sparse in Europa attraverso l'Africa. La mortalità fu elevata anche a causa della pratica dell'epoca di ricorrere ai salassi.

 

Nel XX Secolo sono state documentate tre grandi pandemie:

 
 
Durata
Decessi
Sottotipo
Gravità
Spagnola
1918-1920
40-100 milioni
H1N1
Cat. 5
Asiatica
1957-1958
1-1.5 milioni
H2N2
Cat. 2
Hong Kong
1968-1969
0.7-1 milione
H2N2
Cat. 2

 

11 Giugno 2009: OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara allerta mondiale di Fase 6, ovvero Stato di Pandemia conclamata, in seguito alla diffusione mondiale del nuovo virus influenzale A/H1N1v

 Dal 10 Agosto 2010 ci troviamo in fase di Allerta Post-Pandemia

 
 

Per consentire una più semplice implementazione delle nuove raccomandazioni generali all’interno dei piani pandemici nazionali, la revisione effettuata dall’Oms nel 2009 mantiene l’uso di un approccio globale suddiviso in 6 fasi. Sono stati rivisti il raggruppamento e la descrizione delle fasi pandemiche: le fasi 1-3 sono legate alla preparazione, che comprende le attività di sviluppo delle possibilità e la pianificazione delle risposte. Le fasi 4-6, invece, segnalano chiaramente la necessità di intraprendere azioni di contrasto nei confronti di un’eventuale pandemia e prevedono sforzi per contenere gli effetti. Sono previste anche fasi specifiche dopo la prima ondata pandemica, per facilitare la ripresa delle attività.

 

Fase 1: in natura, i virus influenzali circolano continuamente tra gli animali, soprattutto negli uccelli. Per questo motivo, potendosi trasformare in virus pandemici, almeno in teoria, nella fase 1 viene compresa la situazione in cui non viene riportata alcuna infezione all’uomo da parte dei virus che circolano tra gli animali.

 

Fase 2: riguarda tutte quelle situazioni in cui un virus influenzale di origine animale, diffuso in animali domestici o selvatici, provoca casi di infezione negli uomini. Questa situazione è considerata una potenziale minaccia pandemica.

 

Fase 3: comprende quelle situazioni in cui un virus influenzale animale o un virus riassortito umano-animale provoca casi sporadici o numericamente limitati di malattia tra gli uomini. Non ci sono prove, però, di una capacità di trasmissione da uomo a uomo tale da sostenere epidemie nella comunità. Possono verificarsi casi limitati di trasmissione inter-umana solo in alcune circostanze (per esempio, in caso di stretto contatto tra una persona infetta e un operatore sanitario che non adotta le opportune misure di protezione). Questo, però, non significa automaticamente che il virus abbia raggiunto il livello di trasmissibilità tra gli uomini necessario a provocare una pandemia.

 

Fase 4: è caratterizzata da situazioni in cui sia provata la trasmissione da uomo a uomo di un virus influenzale animale o un virus riassortito umano-animale capace di causare diffuse epidemie nella popolazione. Si tratta di un passaggio fondamentale, che rappresenta un salto di qualità significativo rispetto al rischio pandemico. Ogni Paese che sospetti o che registri dei casi dovrebbe consultarsi immediatamente con l’Oms, in modo che la situazione possa essere valutata insieme e che sia giustificata l’eventuale decisione, da parte del Paese colpito, di mettere in campo tutte le misure necessarie a contenere rapidamente la pandemia. La fase 4 rappresenta una situazione caratterizzata da un aumento significativo del rischio pandemico, ma che non significa necessariamente che la pandemia sia una conclusione scontata.

 

Fase 5: è caratterizzata da una diffusione interumana del virus in almeno due Paesi di una delle Regioni Oms. In questa fase la maggior parte dei Paesi non è stata ancora colpita dall’infezione. È però un chiaro segnale che una pandemia è imminente e che è poco il tempo a disposizione per organizzare, comunicare e implementare le misure di contenimento previste.

 

Fase 6: è la fase pandemica propriamente detta. È caratterizzata dalla presenza di epidemie nella popolazione in almeno un altro Paese di una diversa Regione Oms, oltre ai criteri già definiti nella fase 5. L’annuncio della fase 6 significa che è in corso una pandemia globale.

 

Durante il periodo immediatamente successivo al picco, nella maggior parte dei Paesi dotati di adeguati sistemi di sorveglianza i livelli di influenza pandemica scendono sotto il picco osservato. Ciò significa che l’attività della pandemia inizia a calare. Potrebbero però verificarsi ancora nuove ondate: è quindi necessario che i Paesi siano sempre pronti a fronteggiare una seconda ondata pandemica.

 

Nelle scorse pandemie, ci sono state diverse ondate di attività influenzale nel corso dei mesi. Le diverse ondate pandemiche possono essere separate anche da mesi di latenza: un segnale di “passato pericolo” potrebbe quindi essere prematuro in questa fase.

 

Nella fase post-pandemica, l’attività dell’influenza ritorna a livelli normali: ci si aspetta quindi che il virus pandemico si comporti come un normale virus dell’influenza stagionale. In questo momento è importante mantenere alta la sorveglianza e aggiornare i piani di preparazione e risposta alla pandemia. È importante anche avviare un’intensa fase di recupero e valutazione.

Fonte Epicentro - aggiornamento giovedi 2 settembre 2010

 
 
 
 
© SMD - Ultima mod. 25 Novembre 2010